Importante investimento della nostra Holding nella terra del Chianti Colli Senesi: i nostri confini si sono allargati ed è cominciata una nuova avventura all’insegna del Sangiovese biologico.
Casale III apparteneva alla famiglia Borella che dagli anni ’70 ha sempre praticato una viticoltura e un’olivicoltura di tipo biologico. Il cuore verde del Casale Terzo sono i suoi vigneti. Ed è così che, con sapienza e maestria, da decenni i vigneti vengono curati e allevati in biologico: segno, questo, di un amore e di un rispetto profondo della natura e dei suoi frutti. Il terreno sul quale questi vigneti crescono è un terreno tipicamente collinare, originato dallo sfaldamento della roccia. Questo terreno argilloso presenta anche limo: ciò lo rende particolarmente fertile e adatto a coltivare le viti e a trattenere l’acqua, specialmente durante le calde estati, tipiche della Toscana.
Una nuova sfida che Settimo Pizzolato ha deciso di raccogliere al volo, una storia comune come la filosofia che si basa in maniera imprescindibile sui principi dell’agricoltura biologica. e con la curiosità di scoprire segreti e nozioni di una terra affascinante, quella toscana e di un vitigno complesso e colmo di storia, il Sangiovese. Casale III è il nuovo progetto che ha un preciso obiettivo: esplorare nuovi confini, nuovi modi di fare viticoltura con la stessa filosofia biologica che caratterizza da sempre i vini Pizzolato.
Casale III, sarà ufficialmente la casa di un nuovo Chianti Colli Senesi DOCG, dal nome “Edoardo Pi”, e di un olio extra vergine d’oliva, entrambi prodotti seguendo il metodo biologico e che saranno presto disponibili anche nel nostro wine shop on line.
Ma come sta procedendo la vendemmia in Toscana?
La vendemmia è iniziata con qualche settimana di anticipo e Settimo è pronto per raccontarci passo dopo passo la nuova esperienza in terra Chianti DOCG.
- Raccogliere la prima uva in un territorio completamente diverso rispetto a quello dove per quarant’anni hai maturato esperienza, che sensazioni ti ha portato?
Ogni anno, ogni vendemmia è un’esperienza unica ed irripetibile. L’anno scorso è stata un’annata altrettanto calda ma quest’anno la totale assenza di piogge ha portato il vino ad una maturazione molto precoce. Abbiamo inoltre deciso di raccogliere nella metà di settembre per non fare aumentare troppo il grado alcolico come invece successo l’anno scorso. Riteniamo che il nostro stile identificativo di bevibilità e freschezza si debba riconoscere anche nei nostri vini toscani.
- Rispetto alla vendemmia nella tenuta in Veneto, in cosa differisce la raccolta delle uve in Toscana, in terra Chianti DOCG?
La raccolta è completamente manuale con un’attenta selezione dei grappoli. Quest’anno tutta l’uva era molto sana e in perfette condizioni. Abbiamo avuto una resa di circa 60 quintali per ettaro. Anche questi numeri sono davvero molto diversi dalle rese generose delle varietà che abbiamo a Treviso.
- Quali sono i progetti futuri dell’uva raccolta quest’anno?
Stiamo sperimentando per capire meglio questo territorio e per questo abbiamo deciso di vinificare separatamente ciascuno degli apprezzamenti che abbiamo. Quattro zone che hanno caratteristiche diverse per anzianità delle viti, per esposizione e per tipologia.
Crediamo che ci siano un’ottima base pe un rosso Toscana di grande struttura. Abbiamo inoltre deciso di valorizzare il Trebbiano Toscano e la Malvasia che abbiamo ereditato con una lavorazione nelle anfore che conferirà a questo vino bianco delle note uniche estrapolando dal Trebbiano la struttura e dalla Malvasia delle note aromatiche. I contenitori fermentativi che usiamo in Toscana sono cemento e argilla, entrambi esaltano la tipicità delle varietà. Ed è quello che noi, come neofiti produttori in questa regione, dobbiamo imparare per concretizzare il nostro progetto di riconoscere e esaltare i frutti di questa magnifica terra.
Orgogliosi di aver condiviso con voi un altro importante traguardo per la nostra azienda.